30 novembre 2015

5 DICEMBRE: BERGAMO - PRESIDIO ANTIFASCISTA E ANTIRAZZISTA

riceviamo e diffondiamo:
 ECCO CHI SONO I FASCISTI DEGLI ANNI DUEMILA:
Una precisazione, il fascismo è un sistema di dominio dittatoriale e totalitario. Dittatoriale perché al contrario della democrazia non si basa sulle elezioni di fantomatici rappresentanti del popolo, bensì il potere è accentrato nelle mani di un singolo individuo che ne controlla tutte le strutture (magistratura, esercito, polizia….). Totalitario perché, ugualmente alle democrazie capitaliste, mira a controllare la totalità degli individui (passioni, interessi, idee, tempo libero…), forse in maniera più esplicita che negli apparati dell'odierno mondo globalizzato, dove gli uomini e le donne hanno l'effimera illusione di essere liberi/e, mentre invece le loro vite sono incanalate nei binari precostituiti del consumo e dell'accumulo ad libitum di dati, atti a controllarli meglio e a propor loro le 'alternative' di vita e di credo consumiste dell'Occidente industrializzato.

Tanti sono i gruppi e gruppuscoli di vecchio e nuovo nome che dalle fogne del Ventennio sbirciano con interesse al mondo democratico e capitalista (quello delle frontiere e del controllo di uomini e merci). Due però hanno maggior fama , in due righe ve li presentiamo.
FORZA NUOVA- Negli anni cosiddetti di piombo due baldi giovini, grazie ai numi, non sono riusciti a fare la loro tanto agognata rivoluzione sociale, questi sono Roberto Fiore e Massimo Morsello. Questi due loschi figuri fondarono ai tempi Terza Posizione, galvanizzati dalla nefasta esperienza dei NAR, di cui Morsello era militante. Falliti i loro intenti, perseguitati dalla magistratura italiana (che in fin dei conti li avrebbe successivamente riaccolti nei ranghi) , espatriarono in Inghilterra dove, protetti dai governi neoliberisti dell'epoca, diventarono imprenditori. I due, non più giovani ma sempre baldi, decisero di tornare nell'amata patria (di cui sapevano non avrebbero mai conosciuto le galere) e nel 1997 fondarono Forza Nuova, un gruppo di estrema destra neofascista titolare di valori razzisti e xenofobi, Attuamente, ad esempio, intrattengono rapporti di cameratismo con le infami milizie di Alba Dorata, partito greco neonazista con le mani sporchi del sangue di decine e decine di persone, migranti e non. Entrambi i partiti sono legalmente nei rispettivi parlamenti (non ci si aspetta altro da una democrazia ).

CASA POUND: appropriandosi indebitamente non tanto di uno stabile vuoto, quanto di pratiche che storicamente non appartengono all'estrema destra italiana, Casa Pound nasce a Roma nel 2003 con l'occupazione di uno stabile vuoto. Con gli anni sono proliferati in tutta Italia, infettando svariate città . Questi individui lobotomizzati propongono istanze estremamente ambigue, sostenendo di non essere razzisti e xenofobi. Negli anni, però, le loro azioni hanno evidenziato un'evidente schizofrenia con sensibile scissione tra proposte politiche e fatti. Infatti, molti esponenti di questo gruppo/movimento/non si sa bene (non sono attualmente un partito politico) si sono macchiati di innumerevoli azioni spregevoli: aggressioni a gruppi e associazioni di sinistra, a persone queer e migranti. Il loro capo, feticista di Mussolini (NB: Casa Pound non si esimia dal definirsi Fascisti del III Millennio con un evidente attaccamento a istituzioni e dittature messe al muro dalla Resistenza), tale Gianluca Iannone, è stato più volte inquisito e condannato per svariate aggressioni. Tanto basta per descriverli.

FORZA NUOVA HA PUBBLICAMENTE ANNUNCIATO SUI SUOI CANALI DI VOLER INFETTARE CON UN PRESIDIO IL QUARTIERE DELLA MALPENSATA. QUESTO E' UN QUARTIERE STORICAMENTE ANTIRAZZISTA E METICCIO, VISSUTO E POPOLATO DA TUTTI E DA TUTTE, MIGRANTI E BERGAMASCH*.
PER QUESTO MOTIVO SABATO 5 DICEMBRE, AL PIAZZALE DELLA MALPENSATA,
DALLE 14.00 IN AVANTI,
CI SARA' UN PRESIDIO ANTIFASCISTA E ANTIRAZZISTA.

Antifascisti/e e Anarchici/he del Laboratorio Anarchico La Zona

ROMA/TRENTO: "VOCI OLTRE LE MURA": CORRISPONDENZE DA KORYDALLOS E INCONTRO SULLA LOTTA DENTRO E FUORI LE CARCERI


VOCI OLTRE LE MURA

Questa proposta d’incontro nasce dalla possibilità di avere un collegamento diretto con alcuni compagni greci attualmente tenuti in ostaggio nel carcere di korydallos. A partire dalle loro esperienze, proveremo a ripercorrere quelli che sono stati gli eventi che li hanno visti scontrarsi con il dominio, quali sono state le tensioni che li hanno animati,in che modo hanno operato le scelte di rottura totale con il circostante. Vorremmo  approfondire in che modo, una volta incappati nelle maglie della repressione, continuano i propri percorsi di lotta, mantenendo legami e connessioni con i compagni  e le compagne fuori e contribuendo a formulare  strategie e metodologie, affinché il loro resti un contributo vivo e attivo alla crescita del conflitto messo in campo a livello internazionale.
Partendo dagli avvenimenti di questi ultimi anni in Grecia, vorremmo allargare l’analisi al contesto presente con il quale ci ritroviamo a dover fare i conti. Se infatti da una parte il dominio continua con la sua folle corsa verso un mondo sempre più meccanizzato, facendo leva su di una tecnologia sempre più pervasiva in tutti gli aspetti del nostro quotidiano, dall’altro tenta di chiudere il cerchio realizzando un tipo di società fondata in maniera sempre più totalizzante sul controllo delle nostre vite,provando ad annichilire i nostri desideri,normalizzando i nostri bisogni e specificità propri di ognuno/a. Ad un nemico che non perde tempo e serra le sue fila continuano ad opporsi tutti quegli individui che non sono disposti a chinare la testa, scegliendo di rimanere refrattari ad ogni addomesticamento, convinti che qui ed ora l’unica strada percorribile sia quella dell’attacco. Questa giornata nasce proprio  dalla volontà di alimentare un scambio di analisi,valutazioni,proposte in merito alla lotta all’esistente, che non si esaurisca  al solo momento dell’incontro ma che stimoli un percorso di confronto, in un ottica di continuità, tanto per noi quanto per chi si trova  dentro.

SABATO 12/⁠12/⁠15
Bencivenga Occupato -⁠ via Bencivenga n.15, Roma
Ore 12.00: pranzo a supporto dell’iniziativa
Ore 15.00: “puntuali” inizio dell’incontro

DOMENICA 13/⁠12/⁠15
Nave Assillo Occupata -⁠ Via San Pio X n.15, Trento
Ore 13.00: pranzo a supporto dell’iniziativa
Ore 16.00: “puntuali” inizio dell’incontro

RADIOCANE: PRIMO MAGGIO A MILANO - GLI ARRESTI VISTI DA ATENE


riceviamo e diffondiamo:
Erano stati annunciati e puntualmente, chiuso il gran baraccone di Expo, arrivano nuovi arresti e perquisizioni per la manifestazione del Primo maggio di Milano, con l’accusa di devastazione e saccheggio. A oggi quattro compagni sono in carcere a Milano, altri sono indagati a piede libero, mentre per cinque greci è stato spiccato un mandato di cattura europeo: un’enormità che si aggiunge allo sproposito delle accuse.
Ma il diritto è una scienza a passo variabile e la solidarietà talvolta è in grado di limitarne l’incedere. In Grecia la solidarietà nei confronti degli inquisiti è immediata e i giudici ellenici ritengono che, “all’evidenza dei dati forniti dalla questura italiana”, la carcerazione sia misura cautelare eccessiva e, in attesa della decisione in merito all’estradizione, appioppano ai compagni greci l’obbligo di firma. Alla singolarità di un mandato di cattura europeo corrisponde una solidarietà che vorrebbe valicare i confini nazionali.
In vista della mobilitazione di sabato 28 novembre 2015, una corrispondenza su questa vicenda con un compagno dell’assemblea popolare di Aghia Paraskevi (Atene).
ascolta:
http://www.radiocane.info/da-atene/

TORINO-MILANO: SABOTAGGIO ALLA LINEA FERROVIARIA

riceviamo e diffondiamo:

"LA NOTTE TRA IL 19 E IL 2O NOVEMBRE ABBIAMO PIAZZATO UN CONGEGNO INCENDIARIO NELLA CANALINA A FIANCO DEI BINARI DELLA LINEA FERROVIARIA TORINO-MILANO. AVANTI CON I SABOTAGGI AI TENTACOLI DEL SISTEMA! MORTE AL CAPITALE MORTE ALLO STATO"

A PROPOSITO DEI FATTI DI PARIGI - AMPLIATO

Riceviamo il testo di un pieghevole sui recenti attentati di Parigi in cui si sviluppano gli argomenti contenuti nel precedente manifesto diffuso in trentino:
E' troppo tardi per l'ipocrisia
A proposito dei fatti di Parigi


"Gli oppressori e i soverchiatori sono responsabili non solo del male che infliggono agli oppressi e ai soverchiati, ma anche dell'odio che infondono nei loro cuori".

A. Manzoni, I promessi sposi

Si potrebbe sintetizzare così, con le parole del tutt'altro che rivoluzionario Manzoni, il nostro giudizio sui tragici fatti di Parigi.
Ragazzi nati e cresciuti nelle periferie che forse, fino a qualche anno fa, non avevano mai letto le sure del Corano, sono disposti a darsi e a dare la morte per un nuovo Califfato islamico. La categoria del "fanatismo religioso" da sola non spiega davvero nulla.
La spiegazione di una violenza furiosa e indiscriminata non va cercata nel Cielo delle promesse, ma sulla Terra delle umiliazioni.
Nell'introduzione a Per una critica della filosofia del Diritto di Hegel (1844), il giovane Marx definiva la religione "oppio dei popoli". Si tratta di una formula tanto celebre quanto travisata. Se la si colloca nel suo contesto, quella frase non allude, come generalmente si pensa, all'illusorietà allucinatoria della religione (l'oppio, appunto) cui contrapporre la forza rischiaratrice della Ragione. Scrive Marx: "La miseria religiosa è allo stesso tempo l'espressione della miseria reale e la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura stremata, l'anima di un mondo senza cuore, lo spirito di uno stato di cose in cui non v'è traccia di spirito. Essa è l'oppio dei popoli". L'oppio è sì ciò che illude, ma anche ciò che lenisce le ferite. Si tratta di una spiegazione materialistica, che non separa i sentimenti dalle condizioni di vita. Per questo, secondo il giovane Marx, "la critica della religione contiene in germe la critica della valle di lacrime di cui la religione è l'aureola".
Ben difficilmente si può immaginare qualcosa di più opposto e lontano dagli ideali anarchici e libertari del fanatismo religioso (di qualsiasi colore esso sia). Resta il fatto che serve a poco condannare l'aureola religiosa, per quanto ripugnante possa essere, se non si riconosce e si combatte la valle di lacrime da cui s'innalza.
Bastano i brandelli delle biografie degli attentatori di Parigi riportati sui giornali a farci capire dove nasce l'oppio. Cantanti hip-hop, ragazzi di origine algerina, proletari che hanno conosciuto il carcere per spaccio o rapina. Uno di loro, tempo fa, rispondeva ad un giornalista, poco prima di venire ucciso dalla polizia: "Abbiamo un codice d'onore, noi!", scandendo la frase con il tipico accento del banlieuesard. L'Islam radicale riesce oggi ad essere questo: una comunità universale, un'occasione di riscatto, un codice d'onore. Chi fino a ieri diceva nique la police ("fotti gli sbirri"), dice oggi nique les blasphèmes ("fotti i blasfemi"). In chi parte per la Siria, in chi uccide e si uccide nelle strade di Parigi troviamo una tensione morale e una disponibilità al martirio paragonabili a quelle del cristianesimo millenarista ("Che la spada di Cristo si abbatta sui ricchi e sugl'empi"), ma senza gli stessi ideali di emancipazione.
Piuttosto che cadere nelle mani del nemico, questi ragazzi si fanno esplodere. Hanno una determinazione  avvicinabile a quella di certi guerriglieri, ma il loro odio non distingue tra sfruttatori e sfruttati, tra gente comune e capi di Stato. Si tratta della parodia assassina della violenza liberatrice. Che simili coscienze siano state prodotte da trent'anni di assenza di un movimento rivoluzionario internazionale non è forse un caso. C'è stata un'epoca lontana in cui persino certi giornali anarchici s'intitolavano "Fede!". C'è stata un'epoca vicina in cui migliaia di giovani si giocavano tutto per la rivoluzione. Epoche in cui essere compagni aveva un senso preciso, non rinviabile. Tanti dannati della Terra potrebbero dirci oggi: "Abbiamo messo sul piatto della bilancia la vostra determinazione a combattere l'ingiustizia, rivoluzionari d'Occidente, e l'abbiamo trovata assai leggera". E per questi dannati della Terra, in diverse zone del mondo, la “guerra all'Occidente” condotta dall'Islam militante è una credibile alternativa ideale e materiale all'orrore quotidiano.
Solo la violenza rivoluzionaria, opposta nei fini, nei metodi, nei sentimenti alla guerra tra i sacerdoti del profitto e i soldati di Allah, può trasmutare in pratiche di rivolta e di libertà quella rabbia e quella disponibilità al rischio che covano e crescono.
Solo un movimento rivoluzionario potrebbe scrivere oggi questa “sura” sui muri del mondo: "Siate virtuosi nella giustizia che non è, ma che deve essere. Discernete, nelle spirali dell'odio, oppressori e oppressi, regnanti e sudditi. Non siate avari di collera, non siate ciechi nel coraggio".

Sempre a proposito di religione, sarà il caso di spendere due parole, infine, sulla dichiarazione di Bergoglio: "Uccidere in nome di Dio è una bestemmia". Il gesuita Bergoglio, che era vescovo di Buenos Aires quando la dittatura cattolica di Vileda uccideva e faceva scomparire migliaia di oppositori del regime argentino, non è certo nella miglior posizione per lanciare anatemi pacifisti. Messo sul trono di Pietro proprio per contrastare, con le chiacchiere in difesa della natura e dei poveri, la concorrenza mondiale esercitata dall'Islam e dalle Chiese evangeliche, rappresenta un'istituzione la cui storia è un'enorme, ininterrotta bestemmia. Senza contare che George Bush padre, prima di bombardare l'Iraq nel 1991, aveva annunciato in televisione che le bombe a stelle e strisce avevano la protezione di Dio.

Non è certo la democrazia a poter distribuire certificati di buona condotta. 
Dal 1991 le truppe occidentali - comprese quelle italiane - hanno esportato la loro splendida civiltà del dialogo e della pace a suon di bombe e di massacri. Stragi come quella di Parigi sono state e sono quasi quotidiane in Iraq, Afghanistan, Palestina, Siria, Libano, Mali, Libia, Somalia... Non più di due mesi fa, in una piazza di Ankara, lo stesso numero di persone morte a Parigi è saltato in aria per una bomba messa dal governo turco di Erdogan contro l'opposizione curda. Basta confrontare la diversa reazione di istituzioni, media e opinione pubblica occidentali di fronte alle due stragi per cogliere tutta l'ipocrisia delle lacrime di Stato e del "siamo tutti francesi". Evidentemente, i morti occidentali pesano infinitamente di più di tutti gli altri.
A parte i finanziamenti diretti della Cia ai gruppi islamisti per destituire questo o quel governo, è la guerra permanente scatenata dal capitalismo per accaparrarsi le risorse energetiche e spartirsi le zone di influenza mondiale ad aver apparecchiato le condizioni ideali per l'ISIS. I massacri di Gaza e di Falluja hanno fatto da soli la più potente propaganda anti-occidentale che si possa immaginare. Come diceva qualcuno, è troppo tardi per i discorsi da maestri di scuola impartiti a un'umanità per tre quarti annegata. La violenza indiscriminata non abbiamo voluto vederla, perché era lontana. Abbiamo vissuto come se nulla fosse, e sorprendersi ora è solo ipocrisia.

Siamo in guerra. "Noi vi facciamo qui quello che voi ci fate in Siria": sembrano queste le parole urlate durante la sparatoria al Bataclan.
La logica del "siamo tutti francesi" è proprio quella che nutre la guerra globale (e dunque l'ISIS). Riflettiamoci. Se si considera legittimo bombardare case e ospedali in Iraq, in Afghanistan o in Siria con il pretesto di colpire questo o quel tiranno locale, perché non si dovrebbe considerare legittimo colpire a caso dei francesi per la politica imperialista di Hollande e delle multinazionali di cui serve gli interessi? Se sono terroristi gli attentatori parigini, non sono forse infinitamente più terroristi i militari della NATO? E' poi più vigliacco farsi esplodere in strada oppure sganciare bombe dall'alto di un aereo?

La guerra della civiltà contro la barbarie è una menzogna. Tra l'altro, a combattere l'ISIS senza violenza indiscriminata contro la popolazione civile sono le guerrigliere e i guerriglieri curdi. Ma siccome vogliono anche autorganizzare territorio, risorse e società, le loro basi vengono bombardate da Erdogan con il sostegno di tutti i capitalisti del mondo: meglio il rischio del Califfato a quello della rivoluzione sociale, di cui un popolo in armi rappresenta una pericolosa premessa. Per questo i militanti dell'ISIS hanno continuato a passare indisturbati, con armi e fuoristrada, i confini turchi proprio mentre infuriava la strenua resistenza di Kobane.

Siamo in guerra. Lo stato d'emergenza dichiarato in Francia è lo stesso che è stato decretato durante le sommosse nelle periferie del 2005, lo stesso applicato nell'Algeria coloniale. Si chiudono le frontiere. Spuntano uniformi ovunque. Si vietano le manifestazioni degli immigrati. Mancano solo i campi di internamento. E già militari in passamontagna stanno pattugliando le strade di alcune città italiane.
Non facciamoci illusioni. Non esiste controllo poliziesco e militare che possa metterci al riparo dal gesto più tremendo e più facile: colpire nel mucchio. Chi pensa di potere barattare le sue già magre libertà in cambio della sicurezza promessa dallo Stato, perderà le prime e non otterrà la seconda.
La "risposta agli attacchi di Parigi” invocata dal governo francese e accolta dagli altri Stati non si limita all'immediata intensificazione dei bombardamenti in Siria. In linea con le direttive contenute nel Rapporto della NATO Operazioni urbane nell'anno 2020, essa mira anche e soprattutto al fronte interno, presentando e reprimendo come "quinta colonna dei terroristi" chiunque metta in discussione la guerra della civiltà. Mass-media-polizia-esercito: assuefare e mobilitare gli animi a difesa dell'ordine; controllare, isolare e punire chi non risponde all'appello - a scuola, al lavoro, nei commenti sui “social network”. Basta che un ragazzino si sottragga al minuto di silenzio in classe per essere denunciato assieme ai genitori. Basta che un immigrato scriva su Internet "capisco anche se non giustifico i fatti di Parigi" per venir espulso senza tanti complimenti. E siamo solo agli inizi.
L'onda emotiva suscitata dai morti di Parigi contribuirà a polarizzare la società, agglutinando e rafforzando le tendenze fasciste e reazionarie. Alle sparate di una Marine Le Pen o di un Salvini, corrispondono le azioni squadristiche dei gruppi neofascisti. Solo negli ultimi mesi sono stati circa trecento gli attacchi incendiari contro centri e case di profughi e immigrati avvenuti in Germania. Occorre prepararsi.
Chi vuole compattare popolo e istituzioni ("siamo tutti francesi") dà ragione alla guerra globale, e dunque anche all'ISIS.
Siamo stati silenti e complici per tanto, troppo tempo.
Tempo in cui milioni di cuori si sono gonfiati di odio.
Tempo in cui siamo diventati tutti potenziali obiettivi di guerra.

La strada da imboccare è tutt'altra: dissociarci dalle politiche di rapina e di morte perpetrate in nome nostro; dimostrare praticamente che Renzi, Hollande, Obama, Merkel ecc. non ci rappresentano affatto. Che i primi responsabili di una guerra che ci sta ritornando indietro sono proprio loro. Loro e tutta la classe dominante.
Dai luoghi in cui è già in corso una lotta contro la guerra e le sue basi, ai conflitti che rompono qua e là la pace sociale, che le iniziative e le azioni si moltiplichino e, là dove possibile, convergano.
Dobbiamo scegliere il nostro campo, con convinzione e coraggio.
Né con la loro guerra, né con la loro pace. 

Disertiamo il fronte occidentale!
Nessuna guerra fra i popoli, nessuna pace fra le classi!
Fuori le truppe NATO!


Trento, 20 novembre 2015
anarchici e antimilitaristi


fonte

24 novembre 2015

E' TROPPO TARDI PER L'IPOCRISIA - A PROPOSITO DEI FATTI DI PARIGI

riceviamo e diffondiamo:
E' troppo tardi per l'ipocrisia
A proposito dei fatti di Parigi
"Gli oppressori e i soverchiatori sono responsabili non solo del male che infliggono agli oppressi e ai soverchiati, ma anche dell'odio che infondono nei loro cuori".
A. Manzoni, I promessi sposi


Si potrebbe sintetizzare così, con le parole del tutt'altro che rivoluzionario Manzoni, il nostro giudizio sui tragici fatti di Parigi.

Ragazzi nati e cresciuti nelle periferie che forse, fino a qualche anno fa, non avevano mai letto le sure del Corano, sono disposti a darsi e a dare la morte per un nuovo Califfato islamico.

La categoria del "fanatismo religioso" da sola non spiega davvero nulla. La spiegazione di una violenza furiosa e indiscriminata non va cercata nel Cielo delle promesse, ma sulla Terra delle umiliazioni.

Dal 1991 le truppe occidentali - comprese quelle italiane - hanno esportato la loro splendida civiltà del dialogo e della pace a suon di bombe e di massacri. Stragi come quella di Parigi sono state e sono quasi quotidiane in Iraq, Afghanistan, Palestina, Siria, Libano, Mali, Somalia... Non più di due mesi fa, in una piazza di Ankara, lo stesso numero di persone morte a Parigi è saltato in aria per una bomba messa dal governo turco di Erdogan contro l'opposizione curda.

Basta confrontare la diversa reazione di istituzioni e media occidentali di fronte alle due stragi per cogliere tutta l'ipocrisia delle lacrime di Stato e del "siamo tutti francesi". Evidentemente, i morti occidentali pesano infinitamente di più di tutti gli altri.

A parte i finanziamenti diretti della CIA ai gruppi islamisti per destituire questo o quel governo, è la guerra permanente scatenata dal capitalismo per accaparrarsi le risorse energetiche e spartirsi le zone di influenza mondiale ad aver apparecchiato le condizioni ideali per l'ISIS. I massacri di Gaza e di Falluja hanno fatto da soli la più potente propaganda anti-occidentale che si possa immaginare. Come diceva qualcuno, è troppo tardi per i discorsi da maestri di scuola impartiti a un'umanità per tre quarti annegata. La violenza indiscriminata non abbiamo voluto vederla. Abbiamo fatto come se nulla fosse, perché era lontana. Sorprendersi ora è ipocrisia.

Siamo in guerra. "Noi vi facciamo qui quello che voi ci fate in Siria": sembrano queste le parole urlate durante la sparatoria al Bataclan.

La logica del "siamo tutti francesi" è proprio quella che nutre la guerra globale (e dunque l'ISIS). Riflettiamoci. Se si considera legittimo bombardare case e ospedali in Iraq, in Afghanistan o in Siria con il pretesto di colpire questo o quel tiranno locale, perché non si dovrebbe considerare legittimo colpire a caso dei francesi per la politica imperialista di Hollande e delle multinazionali di cui serve gli interessi? Se sono terroristi gli attentatori parigini, non sono forse infinitamente più terroristi i militari della NATO? E' poi più vigliacco farsi esplodere per strada o sganciare bombe dell'alto di un aereo?

Siamo in guerra. Lo stato d'assedio dichiarato in Francia è lo stesso che veniva decretato nell'Algeria coloniale. Mancano solo i campi di internamento. E già militari in passamontagna stanno pattugliando le strade di alcune città italiane. 

Non facciamoci illusioni. Non esiste controllo poliziesco e militare che possa metterci al riparo dal gesto più tremendo e più facile: colpire nel mucchio. Chi pensa di potere barattare le sue già magre libertà in cambio della sicurezza promessa dallo Stato, perderà le prime e non otterrà la seconda.

La guerra della civiltà contro la barbarie è una menzogna. Tra l'altro, a combattere l'ISIS senza violenza indiscriminata contro la popolazione civile sono le guerrigliere e i guerriglieri curdi. Ma siccome vogliono anche autorganizzare territorio, risorse e società,  le loro basi vengono bombardate da Erdogan con il sostegno di tutti i capitalisti del mondo: meglio il Califfato della rivoluzione sociale.

Chi vuole compattare popolo e istituzioni ("siamo tutti francesi") dà ragione alla guerra globale, e dunque anche all'ISIS.

Siamo stati silenti e complici per tanto, troppo tempo.

Tempo in cui milioni di cuori si sono gonfiati di odio.

Tempo in cui siamo diventati tutti potenziali obiettivi di guerra.

La strada da imboccare è tutt'altra: dissociarci dalle politiche di rapina e di morte perpetrate in nome nostro; dimostrare praticamente che Renzi, Hollande, Obama, Merkel ecc. non ci rappresentano affatto. Che i primi responsabili di una guerra che ci sta ritornando indietro sono proprio loro. Loro e tutta la classe dominante.

Disertiamo il fronte occidentale!

Nessuna guerra fra i popoli, nessuna pace fra le classi!

Fuori le truppe NATO dal Mediorente!


Trento, 17 novembre 2015

anarchici e antimilitaristi


NESSUNA PACE PER CHI FA LA GUERRA: CONTRO LA FIERA AEROSPAZIALE AL LINGOTTO

 riceviamo e diffondiamo: 

NESSUNA PACE PER CHI FA LA GUERRA 
L'europa dello sviluppo, delle guerre, delle frontiere e del
colonialismo si evolve sempre di più aprendo ed esportando guerre in
nome della pace, negli ultimi anni la violenza e la miseria sono state
spostate dagli occhi degli occidentali facendo credere a tutti di non
essere in guerra, invece ci sbagliamo di grosso, fare la guerra non
vuole dire necessariamente avere carri armati e bombe per le strade;
finanziare guerre in qualsiasi altra parte del mondo equivale ad essere
complici di quella violenza che in nome della pace giustifica le più
vergognose politiche estere, equivale a dire appunto fare la guerra.
L'Europa con un passato colonialista e sfruttatore oggi investe capitali
finanziando guerre in tutto il mondo, in Iraq, in Afganistan, in Siria,
in Libia, in Turchia contro il popolo Curdo ecc.

In Italia le fabbriche di morte più famose si chiamano: Alenia,
Finmeccanica, Selex, Microtecnica, ma ce ne sono molte altre. Da sempre
l'Italia collabora con gli stati che in nome della guerra al terrorismo
giustificano i più grossi massacri degli ultimi dieci anni in
medioriente ed i civili sono sempre le vittime più numerose. Nell'aprile
2014 l'Italia ha fornito alla Turchia 60 elicotteri da guerra (Alenia e
Finmeccanica) per un valore di 3,3 miliardi di euro.

Quelle guerre che a noi sembrano così lontane, partono da casa nostra,
base di partenza per F16 e droni per bombardare ed uccidere ad esempio
in Libia e non solo..

Non a caso in Sardegna poche settimane fa, si è svolta una delle più
grosse esercitazioni militari Nato degli ultimi anni, con la
partecipazione di più di 30.000 militari e decine di paesi partecipanti,
si sono esercitati a sparare e bombardare nella base poligono di capo
Teulada.

Questo è solo un assaggio di un probabile allargamento della guerra che
l'Europa porta avanti da anni verso il medioriente e non solo. Da mesi
navi italiane controllano il mediterraneo con azioni di spionaggio verso
la Libia, in preparazione di un'eventuale invasione, tutto questo con
la scusa dei flussi migratori ed il pericolo del terrorismo.


Tutte le persone che scappano dalle guerre e cercano di entrare in
Europa non sono nient'altro che la conseguenza delle guerre portate
avanti da decenni dalle grandi potenze neocolonialiste.

Oggi a Torino si sta svolgendo l'esposizione delle ultime innovazioni in
campo aereospaziale, una fiera la cui partecipazione è limitata
esclusivamente agli addetti ai lavori, con stand e workshop per esporre e
vendere gli armamenti di ultima generazione, strumenti per uccidere e
controllare meglio il nuovo o vecchio nemico sono commercializzati come
fossero caramelle .

Il Piemonte in particolare è in prima linea nella produzione di
armamenti, tra le principali ditte ricordiamo la Microtecnica in via
Madama Cristina e l'Alenia di Corso Marche, che danno lavoro a molti
torinesi. A volte basta un granello di sabbia per inceppare gli
ingranaggi, granelli come sabotaggi e diffusione di informazioni; ma
anche semplicemente scegliendo che lavoro lavoro fare.

Le guerre fra poveri vengono comprate ed esportate dai ricchi solo per i
loro profitti, non ci può essere dialogo e collaborazione con chi ogni
giorno massacra, uccide e reprime interi popoli in nome della pace e
della sicurezza.

Non rimaniamo fermi davanti a tutto ciò, il nemico è dietro l'angolo.
Nessuna pace per chi ci fa la guerra.

Barocchio Squat
17 Novembre 2015

BOLOGNA: UN'OCCASIONE DI RESISTENZA DIFFUSA - A PROPOSITO DELLA CALATA DI SALVINI DELL'8-11-015

riceviamo e diffondiamo:
UN'OCCASIONE DI RESISTENZA DIFFUSA
A proposito della calata di Salvini a Bologna l'8 novembre 2015


«Regola principale: non agire in massa. Conducete un'azione in tre o in quattro al massimo. Il numero dei piccoli gruppi deve essere quanto più grande possibile e ciascuno di loro deve imparare ad attaccare e scomparire velocemente. La polizia cerca di schiacciare una folla di un
migliaio di persone con un solo gruppo di cento cosacchi. È più facile battere un centinaio di uomini che uno solo, specialmente se questi colpisce di sorpresa e scompare misteriosamente. La polizia e l'esercito saranno senza potere se Mosca è coperta di questi piccoli distaccamenti
inafferrabili. [...] Non occupare roccaforti. Le truppe saranno sempre in grado di prenderle o semplicemente di distruggerle grazie alla loro artiglieria. Le nostre fortezze saranno i cortili interni od ogni luogo da cui è agevole colpire e facile partire. Se dovessero prendere questi
luoghi, non vi troverebbero nessuno e avrebbero perso numerosi uomini. È impossibile per loro prenderli tutti poiché dovrebbero, per questo, riempire ogni casa di cosacchi.»
Avviso agli insorti, Mosca, 11 dicembre 1905

Che l'annuncio del leader della Lega Nord di voler marciare su Bologna avrebbe incontrato ostilità e resistenza era scontato, che il modo migliore per contrastare la calata razzista fosse quello di disertare gli appuntamenti annunciati per provare a essere ovunque è stata l'intuizione di alcuni e la scelta spontanea di molti.
Così, a fianco degli appuntamenti ufficiali dai copioni prevedibili, "l'8 novembre di Salvini" è stata un'occasione di resistenza diffusa che ha saputo fare dell'imprevedibilità la propria forza.
I cortei (blindati di sbirri e murati di giornalisti) sono stati di fatto principalmente dei diversivi che hanno permesso a tantissimi compagni (ma anche a tanti "semplici individui") di arrivare a contestare la kermesse leghista nei dintorni e, addirittura, dentro piazza Maggiore.
Se gli insulti, gli sputi e i furti di bandiere hanno accompagnato i seguaci del carroccio dall'arrivo in città fino al ritorno ai pullman, possiamo concludere che il messaggio di ostilità è sicuramente giunto.
A seguire, una raccolta di notizie e racconti di alcuni tra gli episodi di resistenza contro il comizio di Salvini. La raccolta non ha la pretesa di essere esaustiva e si basa sulle notizie trovate in rete e i racconti di chi era in piazza. Va per tanto intesa come un elenco che chiunque ha vissuto quei momenti di opposizione può contribuire ad aggiornare.
Svariate scritte, attacchinaggi e murales contro la Lega compaiono sui muri già dalle precedenti settimane. Cortei studenteschi rilanciano gli appuntamenti di contestazione per la domenica, una biciclettata antirazzista colora vari muri di scritte e manifesti contro la Lega.

Sabato 7
-⁠ Merola, il sindaco del Pd, viene contestato a una commemorazione di partigiani.
-⁠ In serata, un corteo si snoda tra le vie del centro.
-⁠ In via Emilia levante, la strada viene chiusa con due cassonetti incendiati e le vetrate della vicina Banca Etruria infrante a martellate. Viene lasciata la scritta: "guerra alle banche non tra poveri".

Domenica 8
-⁠ All'alba viene sabotata la linea ad alta velocità tra Bologna e Milano e tra Bologna e Verona, con una scritta vergata sul luogo: "8-⁠11 sabotare un mondo di razzisti e frontiere."
-⁠ A Milano vengono colpiti due pullman di leghisti diretti a Bologna. Al primo vengono tagliate le gomme, al secondo, in un altro punto della città, viene tirata della vernice sul parabrezza.
-⁠ Nella mattinata si formano quattro concentramenti ufficiali di manifestanti, due dei quali proveranno a muoversi verso il centro.
Saranno bloccati da un ingente schieramento di polizia.
Uno dei due cortei verrà effettivamente circondato dalle forze dell'ordine che procederanno all'identificazione di tutti i presenti
(bloccando per ore, oltre ai manifestanti, anche i viali).
L'altro corteo, dopo svariate cariche d'alleggerimento sul ponte di Stalingrado (durante le quali un agente della digos viene portato via in
ambulanza perchè colpito da un grosso petardo), tornerà indietro verso via del Lavoro per raggiungere poi la zona universitaria e, in serata,
una piazza Maggiore ormai vuota.
-⁠ Mentre il grosso del dispositivo di polizia è impiegato nel contenere i cortei ufficiali, piccoli gruppi (di compagni ma anche di "semplici bolognesi" poco tolleranti verso l'adunata di camicie verdi) iniziano a raggiungere piazza Maggiore e le zone limitrofe.
-⁠ Alle 9 del mattino, volantini colorati che irridono a Salvini vengono lanciati dalla Torre degli Asinelli.
-⁠ Poco dopo alcuni compagni riescono a entrare in piazza Maggiore con volantini contro la Lega che diversi passanti accolgono con favore, mentre i leghisti si infuriano e li lanciano indietro.
-⁠ Un gruppo di contestatori in bici disturba l'afflusso dei militanti della destra che s'accingono a raggiungere piazza Maggiore.
-⁠Nel mentre in zona san Donato 4 compagni, che attaccavano alcuni striscioni tra cui: "Salvini ed i Marò alle tigri del Bengala (A)",
vengono fermati e trattenuti per ore.
-⁠ Il Pratello, che per protesta esponeva molte bandiere rosse con l'immagine di una zecca e ospitava un concentramento di soundsystem, diventa presto uno dei punti principali in cui si concentrano e ripartono vari gruppi di compagni, chi a piedi chi in bici, diretti verso piazza Maggiore. Gruppi che spesso fanno ritorno al Pratello con le bandiere delle più disparate formazioni fascistoidi, ultracattoliche ecc. a mo’ di trofeo.
-⁠ Da una delle vie d'accesso a piazza Maggiore partono dei lanci di bottiglie tra un gruppo di contestatori e dei giovani militanti della destra che facevano il saluto romano. Colta in contropiede, alla fine la polizia si adopererà per disperdere gli antifascisti.
-⁠ Berlusconi viene fischiato mentre parla e diventa bersaglio di alcune uova quando alla fine lascia piazza Maggiore.
-⁠ Buonanno s'infila dentro la chiesa di San Petronio per sfuggire a un gruppetto di contestatori, ma sbaglia a calcolare i tempi d'uscita:
accerchiato viene insultato strattonato e centrato in faccia dagli sputi mentre scappa.
-⁠ Anche il deflusso dei partecipanti al comizio di Salvini è fatto oggetto di contestazioni, insulti e scaramucce a macchia d'olio.
-⁠ Nel pomeriggio al Pratello si sparge la voce dell'arresto di 3 compagni: un gruppetto di solidali raggiunge la questura intonando cori solidali. Le accuse per i 3 sono lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Verranno rilasciati il lunedì, l'udienza è fissata per il 23 novembre.
In serata anche il carro col soundsystem dal Pratello raggiunge piazza Maggiore in corteo.

Crediamo che nel suo piccolo l'opposizione al comizio bolognese di Salvini offra degli spunti teorico-⁠pratici interessanti.
Lontano dai rituali mediatici della contestazione antagonista, un intreccio plurale di pratiche più o meno conflittuali ha contribuito in maniera assai più significativa a guastare la festa di Salvini di qualunque "corteo unitario": perchè intrupparsi tutti dov'è stato previsto che lo si faccia quando anche in pochi, e con idee anche semplici, possiamo riuscire ad essere dove non ci aspettano? Quanto accaduto a Dresda il 19 febbraio 2011, quando in opposizione ad una marcia neonazista la città venne paralizzata da una molteplicità di azioni e iniziative anche diversissime tra loro, e a Francoforte il 18 Marzo scorso per l'inaugurazione della nuova sede della Bce, quando
prima dei cortei principali vennero tra le altre cose attaccati gli sbirri incendiandogli numerose auto, pensiamo possano offrire dei suggerimenti stimolanti.

Negli ambiti di compagni qualcuno chiama questo approccio “asimmetria”, e ci sta facendo una fortuna spacciandola per una propria trovata, qualcun altro invece insiste da anni che si debba sempre e comunque solo essere altrove rispetto ai grandi cortei: dopo una giornata come quella
dell'8 diciamo semplicemente che essere altrove può essere un'opzione e che praticarla è possibile!


Anarchiche e anarchici Bolognesi

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da informa-azione.info







RI-OCCUPATO IL TELOS - SARONNO


ROMA: PERQUISIZIONI E FOGLI DI VIA CONTRO CHI PARTECIPA ALLA LOTTA AI CIE


riceviamo e diffondiamo:

Mercoledì 18 novembre a Roma, verso le 6,30 alcuni compagni e compagne sono state perquisiti nelle proprie case di residenza. A bussare alla porta c’erano poliziotti e digos che hanno sequestrato oggetti personali e notificato fogli di via. Le accuse sono manifestazione non autorizzata, con riferimento ai presidi sotto le mura del CIE di Ponte Galeria di settembre e ottobre, e oltraggio a pubblico ufficiale. Sul fatto c’è poco da commentare, la cronaca e le accuse parlano da sè. Non ci soffermiamo troppo a denunciare questo gesto intimidatorio delle guardie, ci interessa piuttosto capire quello che ci sta succedendo intorno, attrezzarci e organizzarci.

Sono molti mesi, ormai, che con cadenza mensile andiamo davanti al lager di Ponte Galeria con l’intento di rompere il silenzio e l’isolamento in cui tante persone senza documenti sono costrette, per supportare le lotte che chi è rinchiuso/a porta avanti con coraggio e determinazione. Come pochi giorni fa a Torino al CIE di corso Brunelleschi, dove i detenuti hanno dato fuoco a tre aree del centro rendendole inagibili o come un mese fa a Ponte Galeria, quando un ragazzo per resistere alla deportazione si è arrampicato sul tetto.

Certamente non ci stupisce l’accanimento verso persone che portano avanti percorsi di lotta concreti, ma è importante segnalare l’utilizzo massivo e indiscriminato di diverse misure repressive. Da un pò di tempo a Roma, come in altre città, si stanno moltiplicando misure e sanzioni, che vanno dai fogli di via alle firme, dalle multe agli avvisi orali. Una strategia complessiva che mira a controllare e gestire la città in modo capillare e preciso. Una città commissariata, in cui c’è una sorta di stato di polizia, e in attesa del grande evento del Giubileo, grande prova d’esame dal punto di vista del controllo, della sicurezza e della gestione.
Le perquisizioni di ieri mattina non ci spaventano e non ci scoraggiano. Ne cogliamo però il significato complessivo perché non sono un atto isolato.

Andare e tornare dai presidi a Ponte Galeria sta diventando sempre più complicato. Durante gli ultimi appuntamenti, infatti, molti solidali che volevano raggiungere il CIE sono stati fermati da polizia e controllori, che non facevano ripartire il treno o bloccavano gli ingressi, dispiegandosi in forza dentro le stazioni e minacciando i presenti.

Dentro il CIE Ponte Galeria la situazione è come al solito insopportabile. Le celle sono stracolme di persone e le deportazioni all’ordine del giorno. I presidi, non ci stancheremo mai di dirlo, sono momenti importanti per tenere viva non solo la solidarietà con chi è dentro, ma per dare costanza alla comunicazione con i detenuti e le detenute, per contiuare a supportare chi lotta dentro e per organizzare al meglio la risposta fuori.

Chiamiamo quindi tutti e tutte a partecipare in tanti e tante al prossimo presidio, che sarà il prossimo 12 dicembre. Sarà fondamentale essere numerosi/e, determinati/e e con la rabbia di sempre.

Complici e solidali con chi lotta
contro ogni gabbia e frontiera


Alcuni nemici e nemiche delle frontiere


da informa-azione.info

RADIOCANE: SOTTO L'ACRONIMO - LE DIVERSE RAZIONALITA' DELLE POLITICHE MIGRATORIE

riceviamo e diffondiamo:

L’universo concentrazionario italiano è ormai prossimo alla maggiore età. Allestito sul finire degli anni ’90, è sempre stato luogo di abiezione e collaborazionismo, nonché di poderose rivolte distruttive e di spericolate evasioni.
Da qualche tempo, esso è al centro di una vasta operazione di ripensamento organizzativo sulla base di “differenti razionalità” gestionali. Così, al fianco dei “vecchi” C.I.E., ristrutturati e rimodernati, con la loro funzione deterrente e repressiva, è sorto un più ampio circuito di C.A.R.A. (i cosidetti centri per richiedenti asilo) e il sistema SPRAR (protezione richiedenti asilo). Acronimi dietro i quali si cela un gigantesco apparato di schedatura e profilazione di massa e, attraverso i mille rivoli della cooperazione e dello sfruttamento, una complessiva messa a valore del corpo degli “ospiti”.
Significativo di questa nuova gestione è il fatto che le conseguenze dei possenti flussi migratori che hanno coinvolto il sud Italia vengono governate come un vero e proprio apparato di logistica, adottando financo la terminologia tecnica del transito merci (Hot Spot e Hub).
Insieme a due estensori di un interessante opuscolo sulla faccenda, facciamo il punto sull’attuale situazione della detenzione amministrativa in Italia (primo file audio) e su alcune delle ultime produzioni giuridiche a riguardo (secondo file audio).

ascolta:
http://www.radiocane.info/sotto_acronimo/

SABOTATO VEICOLO CON ARRESTATI E INDAGATI PER 1° MAGGIO A MILANO

riceviamo da mail anonima e diffondiamo:
"Genova (Area Porto Antico): Incendiato lato guida di gru cingolata della
ditta MARINI, leader nella devastazione della Terra. Solidarietà a tutti
gli arrestati e indagati x la rivolta del primo Maggio milanese. Contro
chi da quella manifestazione si è dissociato considerandola troppo
chiassosa ed incontrollata, e contro chi, da milano a cremona, da torino a
genova si è dissociato da sabotaggi avvenuti su "suolo
italico". Nonostante i fatti di Parigi e l'ovvio intensificarsi degli
sbirri in città, io ho agito e agirò con la stessa tensione, passione, paura
che mi contraddistingue dalle masse.
Un Anarchico"

FUOCO AL CIE - RIVOLTA AL CIE DI CORSO BRUNELLESCHI

Fuoco al Cie
Ieri sabato 14 novembre i reclusi del Cie di Corso Brunelleschi hanno di nuovo dato vita a una rivolta che ha distrutto gran parte del Centro. La scintilla è stata il rifuto dei colloqui a un recluso con la moglie anche se, in realtà, l’aria all’interno del Cie è tesa a causa di settimane in cui frequenti sono state le espulsioni violente. Così ieri sera i reclusi si sono organizzati per protestare contro le condizioni di reclusione e hanno dato fuoco a dei vestiti mettendo fuori uso l’area rossa e l’unica stanza aperta della gialla; dell’area bianca rimangono aperte solo due stanze.

Da poco erano riniziati i lavori di ristrutturazione all’interno della struttura per riportare la capienza agli effettivi 180 posti.

Rinnoviamo l’invito a partecipare questo pomeriggio alle 16 al presidio sotto le mura del Cie in Corso Brunelleschi per dare la nostra solidarietà a chi ancora è rinchiuso là dentro.

Seguiranno aggiornamenti. 


da Macerie

MARCO CAMENISCH TRASFERITO AL "CARCERE APERTO" DI SAXERRIET

riceviamo e diffondiamo:

Marco Camenish è stato trasferito al carcere’ aperto’ di Saxerriet .Il suo nuovo indirizzo è:
Marco Camenisch
POSTFACH 1
9465 Salez
Switzerland - CH

Libertà per Marco!

RADIOCANE: DAL FRONTE INTERNO - DISTRUZIONE DEL WELFARE E LEGISLAZIONE ANTITERRORISMO

riceviamo e diffondiamo:
 
Furono le torri gemelle e seguì un pacchetto antiterrorismo. Furono gli attentati di Londra e Madrid e seguì un altro pacchetto antiterrorismo (la cui applicazione è stata e ancora sarà tentata nel quadro del processo “compressore”). Dopo l’attacco a Charlie Hebdo, il legislatore non si fece sfuggire l’occasione: e via con un quarto aggiustamento, approvato dal Senato lo scorso aprile. In attesa di vedere come declineranno l’ultima e più recente “emergenza terrorismo”, l’avvocato Giuseppe Pelazza legge le più recenti novità in materia collocandole in stretta relazione con il processo di smantellamento dello Stato sociale.
 
ascolta:
 

23 novembre 2015

FORLI' - UNA RISPOSTA DI PIAZZA AI FASCISTI

riceviamo e diffondiamo:
Venerdì 13 novembre diverse/i antifasciste/i e antirazziste/i sono scese/i in strada a Forlì per opporsi all'ennesimo gruppo fascista che si è costituito negli ultimi mesi. Il gruppo in questione si chiama "Forlì ai forlivesi". Un nome che non deve trarre in inganno: "Forlì ai forlivesi" solo nominalmente si richiama ad un comitato cittadino, aperto e apartitico, ma nella realtà è animato da esponenti che si ispirano al nazional-socialismo tedesco (seguono in calce le informazioni sul loro fondatore-portavoce). Nazisti, razzisti e xenofobi! Una sorta di coordinamento a livello territoriale tra Forza Nuova, Casa Pound e il Movimento Idea Sociale, ovvero le forze di destra radicale attive nel forlivese.

Una cinquantina di questi soggetti alle ore 20:00 di venerdì 13 si sono dati appuntamento, preannunciandolo sugli organi di informazione e sui social network, all'inizio di via Mazzini, vicino al centro storico, per cercare di raggiungere la piazza centrale ma la forte presenza degli antifascisti, tra cui anche immigrati, ha fatto sì che il corteo dei fasci subisse ritardi e deviazioni di percorso. In piazza i fasci non ci sono mai arrivati, limitandosi a percorrere vie secondarie, scortati passo a passo da un dispiegameno enorme di forze dell'ordine - circa 300 agenti in antisommossa e ben 9 blindati - intonando grugniti contro gli immigrati e in difesa dell'italianità...poi tutti a casa, nuovamente scortati fino al parcheggio anch'esso blindato.

Le forze dell'ordine, apparse molto agitate, in un primo tempo hanno cercato di chiudere un gruppo di antifascisti in via Mazzini, bloccandoli da due lati poi, facendoli passare spingendoli fino in piazza. Hanno pensato bene di fermare alcuni di loro, identificandoli e facendo la voce grossa. A tre ragazze un fomentato carabiniere in antisommossa ha fatto sapere che "sarebbe bello se ci fosse ancora uno come il Duce, così a voi vi sparerebbe in testa!". Tutto ciò per permettere a 45 nazisti di vomitare per due ore il loro odio nei confronti dei migranti!

Da un po' di tempo a Forlì queste provocazioni sono palesemente appoggiate dalla questura, che oltre a garantire agibilità pubblica a queste merdacce, quest'estate ha emesso nuovamente alcuni fogli di via per 4 antifasciste/i che si erano opposte/i nell'inverno scorso a due manifestazioni di Forza Nuova e Casa Pound. I fascisti possono aprofittare anche dell'appoggio di banche (l'ultima uscita di Casa Pound era stata la presentazione di Sovranità proprio nella saletta della Banca di Forlì di via Bruni 2 e lo stesso portavoce di "Forlì ai forlivesi" ha a che fare coi banchieri) e partiti istituzionali come i razzisti della Lega Nord, sdoganatori ufficiali degli squadristi del terzo millennio, che a Forlì possono anche vantare la loro sede romagnola (il "Barbanera" di via Donizzetti, aperta da Casa Pound Forlì nel maggio 2014).

Questa convergenza di interessi tra neofascisti- partiti populisti della destra liberista-forze dell'ordine-potentati economici sta cercando di esprimersi attraverso una nuova campagna comune anti-immigrati, di cui la nascita di comitati come "Forlì ai folivesi". Risulta infatti che altri comitati come questo siano nati o stiano nascendo anche in altre città ("Bologna ai bolognesi"; "Verona ai veronesi", etc...). La stretegia peraltro sembra cercare di ripetere a livello nazionale l'esperienza di due anni fa del "coordinamento 9 dicembre" (ovvero il movimento dei cosiddetti "forconi") riunendo le forze di estrema destra e alcune categorie della classe media e del lavoro autonomo ma attorno a poche (ma chiare) parole d'ordine: no agli immigrati, prima gli italiani, rilancio dell'economia locale tartassata da tasse e competizione globale. Non stupirebbe se nei prossimi mesi si assistesse a manifestazioni sbandierate come "spontanee" ma invece pilotate ad arte da questi gruppi, nel cercare di creare un "caso" mediatico a livello nazionale come appunto accaduto per i "forconi" due anni fa o ancora per il movimento anti-immigrazione  tedesco "Pegida". Tenendo pure in conto che il clima generale di caccia alle streghe contro gli immigrati, amplificato dai recenti fatti francesi, può essere un facile vettore di propagazione, come abbiamo potuto vedere lo scorso anno in occasione delle violente mobilitazioni dei fascisti a Roma, a Treviso e in altre città contro rifugiati e richiedenti asilo, che sono forse da considerare come una prova generale.

Monitorare le attività di questi gruppi e cercare di individuarne preventivamente le mosse può essere un utile passatempo. In ogni caso, combattere sempre i fascisti ovunque si trovino!



Qualche informazione su "Forlì ai forlivesi" e il suo fondatore

Da qualche mese è nato un nuovo comitato fascista a Forlì, si chiama "Forlì ai forlivesi" ed è animato da esponenti e simpatizzanti di Forza Nuova o fuoriusciti da questo stesso partito neofascista.

 Si definiscono "apartitici" ma il loro programma parla chiaro: lotta all'immigrazione, rilancio e "riqualificazione" del centro storico ad uso e consumo dei bottegai (tra l'altro hanno elogiato la riqualificazione dei monumenti e dell'arghitettura del ventennio operata dalla giunta comunale di centro-sinistra), primato nazionale nell'erogazione dei servizi e del walfare (il vecchio "prima gli italiani!", insomma).

 Il fondatore di questa accozzaglia di fasci si chiama Fabrizio Fiorini, 39 anni, pescarese di origine ma residente da qualche anno in città.
 Fiorini è il direttore responsabile della rivista "L'Uomo Libero", che da più di trent'anni pubblica scritti razzisti, antisemiti e negatori della shoah e dei campi di sterminio nazisti. Il vecchio direttore era Piero Sella, noto negazionista e simpatizzante del terzo reich.
 L'Uomo Libero possiede anche una omonima casa editrice, fondata nel 1979, che pubblica anch'essa libri sulla storia della RSI mussoliniana e negazionisti dello sterminio degli ebrei: gli stessi libri di Piero Sella e di Sergio Gozzoli, collaboratore storico della rivista, ex RSI e poi nel MSI, razzista e antisemita viscerale, in passato incriminato ed incarcerato per un assalto ad una sede milanese del Partito radicale (nel 1960) e per violazione della legge in materia di razzismo (nel 1996 nell'inchiesta contro "Azione Skinhead" di Milano) e indicato come l'ideologo di punta del movimento skinhead di destra, di "base autonoma" (gruppo disciolto per istigazione al razzismo) e di Forza Nuova.

 Oltre a Fiorini, l'odierno direttore editoriale della rivista "L'Uomo Libero" è tal Mario Consoli, noto teorico negazionista, nonché avvocato difensore di molti revisionisti e negazionisti storici.
 Fabrizio Fiorini, invece, oltre che responsabile del comitato forlivese e della rivista "L'Uomo Libero" è anche uno dei responsabili della Lega Nazionale, ovvero il tentativo e l'embrione di sviluppare la Lega Nord sull'intero territorio nazionale, sull'esempio del Front National francese della Le Pen.
 Alla lega Nazionale aderiscono diverse riviste e siti d'area neofascista, quali "L'Uomo Libero", "Rinascita", "Italia Sociale" ed altre.

 A tal proposito vi è stato un convegno, a Roma, il 21 aprile 2015, intitolato "Verso una Lega Nazionale", in cui oltre a Fiorini e allo stesso segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, partecipava il gota del neofascismo italiano: Mario Borghezio (Lega Nord, ex Ordine nuovo e Jeune Europe), Ugo Gaudenzi (direttore di Rinascita ed ex fondatore di Lotta di Popolo), Robero Jonghi Lavarini (Destra per milano, ex MSI ed ora Salviniano convinto), Aymeric Chauprade (europarlamentare del Front national), Lorenzo Fiato (portavoce di Generatione Identitaria, epigoni italiani di un'omonima compagine francese fascioleghista) e con l'adesione anche di Aleksandr Dughin, ideologo dell'eurasiatismo e consulente del presidente russo Putin.

 Fiorini, collaboratore della rivista "Rinascita" di Gaudenzi, in passato ha collaborato con Forza Nuova: nel marzo 2012 a Bologna, alla sala dell'Angelo nel quartiere Santo Stefano, partecipò ad un convegno contro la cittadinanza ai figli degli immigrati residenti in Italia, assieme a Maurizio Rossi delle "Edizioni AR" (quelle che pubblicano gli scritti di Hitler, casa editoriale di proprietà di Franco Freda, il celebre neonazista riconosciuto colpevole della strage di Piazza Fontana ma non più processabile, nonché fondatore di quel Fronte Nazionale sciolto per istigazione al razzismo e ricostituzione del partito fascista) organizzato da Forza Nuova Bologna, evento che creò una mobilitazione delle forze antifasciste cittadine; nell'estate 2014 è intervenuto come relatore al raduno neofascista "ritorno al campo Hobbit" di Russi a Ravenna (in via Santa Rosa a Cortina, di Russi, su terreno e casolare privato), che riprendeva sin dal nome l'esempio dei campi Hobbit organizzati negli anni 70 dal Fronte della Gioventù del MSI. Al raduno, organizzato all'ex forzanovista Raffaello Mariani, si svolsero corsi di arti marziali e concerti di musica nazi-rock, con tanto di bandiere con la croce celtica in bella evidenza. Più recentemente ha partecipato come relatore ad un "campo comunitario" di Forza Nuova il 18/19 luglio a Lido di Dante-Ravenna (in via Candianazzo, su un'area messa a disposizione da un privato) che ha visto la partecipazione di neofascisti da varie parti d'Italia, banchetti di materiale fascista e concerti di gruppi nazi-rock come Legittima Offesa, Linea del Fronte e Hobbit.

 La conferenza a cui partecipava Fiorini si intitolava "la dittatura dell'ideologia gender" e vedeva oltre a lui, il neofascista Adolfo Morganti (presidente dell'Ass. Identità Europea) e Desideria Raggi, responsabile di Forza Nuova Faenza e dell'Ass. Evita Peron.
 Fiorini a Forlì il 16 maggio 2014 è intervenuto ad un dibattito pubblico sulla sovranità monetaria organizzato dalla lovale sezione del movimento "Idea Sociale" fondato dal defunto Pino rauti, ex RSI, fondatore di Ordine Nuovo e neonazista convinto.
 In rete circolano numerosi scritti di Fiorini, in prevalenza contro l'immigrazione, negazionisti della shoah e simpatizzanti con lo stato creato dai nazionalsocialisti tedeschi e antiamericani.

17 novembre 2015

CHI SONO I TERRORISTI?

  
da non-fides
Le condizioni di vita sempre più insopportabili che ci sono imposte si poggiano sulla paura. Paura di non avere lavoro e di non arrivare alla fine del mese. Paura della polizia, paura della prigione. Perché, fondamentalmente, il manganello e la sua accettazione sono ciò che garantisce i rapporti sociali.

In questo mondo al rovescio, il terrorismo non è costringere miliardi di essere umani a sopravvivere in condizioni inaccettabili, non è avvelenare la terra. Non è continuare una ricerca scientifica e tecnologica che sottomette ogni giorno di più le nostre vite, penetra i nostri corpi e modifica la natura in modo irreversibile. Non è rinchiudere e deportare degli esseri umani perché sono sprovvisti di piccoli pezzi di carta adeguati. Non è ucciderci e mutilarci al lavoro affinché i padroni si arricchiscano all’infinito. Non è neanche bombardare delle intere popolazioni. Tutto questo lo chiamano economia, civilizzazione, democrazia, progresso, ordine pubblico.
La politica è, in realtà, l’arte di camuffare i fatti cambiando le parole. La loro “guerra al terrorismo” su scala planetaria non è che un’arma di propaganda per legittimare tutte le aggressioni militari all’esterno e ogni repressione dei ribelli all’interno. In un gioco di specchi, lo Stato vorrebbe obbligare tutti noi ad essere il riflesso del suo sporco muso autoritario. Amicizie, affinità e condividere una stessa idea di libertà divengono un “associazione sovversiva con fini terroristici”. Relazioni tessute all’interno delle lotte divengono un “movimento anarco-autonomo”. Un fumogeno diviene una bomba.
Tuttavia organizzarsi non è necessariamente costituire una Organizzazione, così come uno sciopero non è un prendere in ostaggio. L’attacco ad una banca, ad una prigione, ad un ANPE, una sede politica, ad un centro di reclusione (CPT), il sabotaggio della circolazione dei treni o delle macchine in una fabbrica, non sono “terrorismo”. Un abisso separa chi insorge per liberarsi e quelli che colpiscono nel mucchio per difendere, consolidare o conquistare il potere, cioè gli Stati e i loro concorrenti, i padroni, i loro mercenari e i loro laboratori di morte.
In questa guerra sociale che si svolge al lavoro come per strada, di giorno come di notte, il nemico è ogni individuo che ostacola la marcia radiosa del capitale.
Che ciascuno, nel modo che ritiene più adeguato, si opponga al terrorismo di Stato e al totalitarismo democratico.
Noi non subiremo questa dichiarazione di guerra abbassando la testa

CHE CREPI IL MIGLIORE DEI MONDI !



APPELLO PROCESSO NO TAV - SOLIDARIETA' DIFFUSA OVUNQUE

Dopo il rinvio del 15 ottobre scorso, il 30 novembre dovrebbe iniziare l’appello del processo che vede imputati Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò per il sabotaggio al cantiere di Chiomonte del 13 maggio 2013. Da quella notte la lotta contro il treno veloce è andata avanti, tra alti e bassi, ribadendo con costanza quel deciso No attorno a cui si è sviluppata e diffusa in tutti questi anni. E anche gli arresti del 9 dicembre 2013 e dell’11 luglio dell’anno successivo di Francesco, Lucio e Graziano sono stati affrontati come un’occasione per tentar di dare nuovo slancio alla lotta.
http://www.autistici.org/macerie/?p=31697
L’inizio del secondo grado si avvicina e si sa che il processo d’appello sarà breve. Qui e sotto troverete un appello da leggere e far girare.
Appello per una solidarietà ovunque
La lotta al treno veloce in Val Susa ha messo chi governa di fronte ad un problema molto più grosso della mera realizzazione dell’opera: la partita in gioco è di ben altra portata.
Chi ha deciso di lottare, con ostinazione e con la capacità di dotarsi degli strumenti necessari, ha stravolto i piani di chi voleva costruire quella linea ferroviaria. In discussione c’è la capacità dello Stato di controllare un pezzo di territorio e una popolazione ostile a una decisione calata dall’alto, che minaccia valli, montagne e le vite di chi le abita.

Per far sì che ritorni l’ordine, con la gente contraria chiusa in casa e i lavori al cantiere indisturbati, chi amministra e gestisce si è dotato nel tempo di svariati dispositivi per meglio punire, controllare e prevenire. Così, mentre la Valle viene militarizzata, in Tribunale si accumulano fascicoli a carico dei “facinorosi No Tav” e i Pubblici Ministeri studiano nuove strategie per sfiancare chi lotta: dalle ingenti pene pecuniarie alle condanne penali esemplari.
La mossa indiscutibilmente più audace è stata l’accusa di terrorismo contro Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò e successivamente contro Francesco, Graziano e Lucio per un sabotaggio al cantiere di Chiomonte nella notte del 13 Maggio 2013.
Questo paradigma accusatorio, già rigettato in Corte di Cassazione e nel primo grado di giudizio, verrà probabilmente riproposto nel processo d’appello a carico dei primi quattro che riprenderà il 30 novembre. A sostenerne la validità, dopo Rinaudo e Padalino, scenderà in campo il Procuratore Generale Marcello Maddalena, ormai sull’orlo della pensione. L’accusa si basa principalmente su un articolo del codice penale, il 270 sexies che proclama, tra le altre cose, che è terroristica l’azione che intende costringere fattivamente “i poteri pubblici o un’organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto”.
Non c’è bisogno di essere dei giuristi per capire le implicazioni di un simile articolo di legge: ogni lotta che scelga di oltrepassare i recinti del dissenso consentito e di intralciare praticamente un progetto di Stato e gli interessi particolari di cui si compone, si espone ora non solo a scudi, manganelli, ruspe e denunce ordinarie, ma anche alla minaccia di queste norme anti-terrorismo.
Per questo motivo la logica accusatoria alla base dei processi per “terrorismo” non minaccia unicamente la libertà dei sette inquisiti e dell’intera lotta No Tav, ma quella di tutti coloro che non hanno intenzione di rinunciare a lottare, in Valle come altrove.
Come reagire? Di certo non tornandosene tutti a casa in buon ordine. Come le reti si possono tagliare, gli scudi rompere, i mezzi sabotare, anche il dispositivo del “terrorismo” non è inattaccabile. L’enorme solidarietà che si è diffusa all’indomani degli arresti ce lo ricorda. Non è stato una semplice reazione in difesa di sette compagni, ma un’energica spinta propositiva talvolta in grado di non perdere la volontà di mettere i bastoni tra le ruote ai responsabili dell’opera, ognuno con i propri mezzi. I lavori al cantiere hanno continuato ad essere disturbati, i macchinari delle ditte sono spesso stati sabotati, i principali finanziatori e sostenitori della Torino-Lione, come il PD e le agenzie dell’Intesa – San Paolo, sono stati in vario modo attaccati, così come l’Alta Velocità in tante sue arterie ha subito blocchi ed intoppi, mostrandoci, una volta di più, la capillarità delle infrastrutture e la loro vulnerabilità.
Il processo di appello ricomincerà il 30 novembre e non durerà che qualche settimana. In questo periodo, torniamo a discutere e organizzare la solidarietà a Chiara, Mattia, Claudio, Niccolò, e a Graziano, Francesco, Lucio, in valle come in città. Diamo vita a iniziative, benefit, azioni di informazione e di disturbo, ognuno secondo le proprie possibilità, ognuno dove abita e lotta.


Compagni e solidali degli imputati
macerie @ Novembre 14, 2015

INCONTRO SOLIDALE IN VISTA DEL PROCESSO A BILLY, SILVIA E COSTA - RIPRENDIAMO LE OSTILITA' ALLE TECNO-SCIENZE


riceviamo e diffondiamo:

INCONTRO SOLIDALE IN VISTA DEL PROCESSO A BILLY SILVIA COSTA
RIPRENDIAMO LE OSTILITA' ALLE TECNO-SCIENZE

Lanciamo un momento solidale in vista del processo che si svolgerà a Torino il 13 Gennaio. Billy Silvia e Costa sono accusati di possesso, trasporto e ricettazione di esplosivo, e per il tentativo di attacco al centro di ricerche nanotecnologiche IBM a Zurigo. Questo si collega al 15 Aprile 2010 quando vennero fermati e arrestati dalla polizia elvetica che, perquisendo la loro auto, aveva trovato materiali esplosivi e incendiari e dei volantini che rivendicavano un imminente attacco esplosivo a firma “Earth Liberation Front Switzerland” (Fronte di liberazione della Terra) contro il centro di ricerche all'epoca in fase di realizzazione.
Processati, erano stati condannati a pene detentive dai 3 anni e 4 mesi ai 3 anni e 8 mesi.
Nel mentre la procura di Torino aveva aperto un'indagine anche nel tentativo di imbastire  un'associazione sovversiva tra numerose situazioni impegnate in lotte ecologiste ed anarchiche e che avevano creato una rete solidale attorno a Billy, Silvia e Costa. Di fatto questo tentativo, caduto dopo anni, è servito per un forte monitoraggio e controllo di queste situazioni.
Vorremmo partire dal senso che è stato espresso dalla solidarietà negli anni della carcerazione in Svizzera, per riportare nuovamente un'attenzione verso gli sviluppi delle tecno-scienze e sulla necessità di opporvisi. Su quel percorso, che non è iniziato in Svizzera e che non si è mai interrotto,   ci piacerebbe incontrare altri pensieri per costruire progettualità comuni, per non fermarsi sul  momento repressivo, ma trasformarlo in nuove possibilità di critica e lotta.

DOMENICA 29 NOVEMBRE
ORE 17 PRESSO RADIO BLACKOUT, VIA ANTONIO CECCHI 21/A
TORINO

E' USCITO IL N°6 DI FENRIR


riceviamo e diffondiamo:

E' disponibile il numero 6 di FENRIR, pubblicazione anarchica ecologista di supporto ai/le prigionierx, azione diretta, aggiornamenti e analisi sulle lotte anarchiche e di liberazione animale, umana e della terra in tutto il mondo. 84 pagine formato A4.

In questo numero trovate:

-⁠ Editoriale
-⁠ Se non ora quando? Azioni dirette antiautoritarie nel mondo
- Max Stirner “La forza del singolo”
- Sversamenti di petrolio, disastri industriali
- Il sistema tecnico secondo Jacques Ellul
- La paura della libertà. Le nuove frontiere della connivenza cittadina
- Devastazione ecologica e scontro con il potere
- Visioni dal presente. La robotica applicata alla guerra
- Intervista a Sosyal Savas, collettivo anarchico dalla Turchia
- Esercizi di memoria rivoluzionaria: Ravachol
- Da Santiago ad Atene. Intervista inedita alla Cospirazione delle Cellule di Fuoco
- Lettere dal carcere
- Notizie dal necromondo
- Aggiornamenti sui/le prigionierx e sulla repressione di stato
- Letture consigliate

Per ricevere una o più copie scrivici: fenrir@riseup.net

Aiutaci a distribuire “Fenrir”, se hai una distro o vuoi un po’ di copie, contattaci!

Il costo è di 3 euro a copia, oppure di 2 euro per ordini di 5 o più copie.

RADIOCANE: TEULADA E DINTORNI - CONTRO TRIDENT JUNCTURE IN SARDEGNA

riceviamo e diffondiamo:

Una giornata straordinaria, lo scorso 3 novembre 2015, a Teulada, in Sardegna, quando alcune centinaia di manifestanti, armati di passione e determinazione, sono riusciti a bloccare un segmento della più grande esercitazione militare degli ultimi anni, la Trident Juncture 2015. Un ulteriore momento del rilancio della lotta antimilitarista in terra sarda.
Di quella giornata, delle sue premesse e delle novità che eventualmente schiude, ci siamo fatti raccontare da un compagno e una compagna della rete No basi né qui né altrove.
ascolta:
http://www.radiocane.info/teulada-dintorni/